I Remember Jim Morrison (Italian Translation)

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Io Ricordo

Jim Morrison

Di Alan Graham

Traduzione di Giuliano Amoruso

Edizione aggiornata
© Copyright 2012 by Alan R. Graham Tutti i diritti riservati.
Questo libro, ed/o ogni suo contenuto
non può esser riprodotto in nessuna forma senza il permesso scritto dell’autore. Pubblicato da Coronado Clarion Publishing
in collaborazione con Lizard King Entertainment e Roman Wilderness Productions.

Per mia moglie Kimberley Ann Graham

Io Ricordo

ARRIVANDO IN AMERICA

Gli Inizi

Conobbi Anne Robin Morrison a Londra, nell’estate del 1966. Suo padre, il Capitano George Stephen Morrison, era stato da poco promosso al grado di Ammiraglio e prestava servizio nell’edificio della Marina adiacente all’Ambasciata Americana. All’epoca, Anne non sapeva che suo fratello fosse famoso. Era scomparso nel 1964 dopo essersi iscritto all’UCLA.

Poco dopo esserci conosciuti, l’Ammiraglio fu richiamato a Washington D.C. per iniziare il suo nuovo incarico al Pentagono. Anne restò a Londra e, pochi mesi dopo, ci sposammo. Quando diede alla luce il nostro primo bambino, Dylan, lasciammo l’Inghilterra per andare a vivere negli Stati Uniti, “Il Paese Delle Opportunità”.

L’Ed Sullivan Show va in fiamme

Quando arrivammo in America, nell’estate 1968, vivevamo nella lussuosa periferia di Arlington, Virginia. L’Ammiraglio era in servizio al Pentagono, dato che infuriava la guerra in Vietnam.

Ci presentarono la gente di ceto più alto della società militare. Frequentavamo le cerimonie ufficiali della Marina, sedendo nei posti riservati ai VIP.

Uno dei nipoti di Clara Morrison era in procinto di sposarsi prima di partire per il Vietnam. Partecipammo ad una grande festa nella casa di famiglia a Silver Spring, Maryland, il giorno delle loro nozze.

Durante questa bella riunione, ebbe luogo uno degli eventi più assurdi e plateali che provocò una gran confusione tra gli ospiti. L’evento in questione era un’istituzione familiare: l’Ed Sullivan Show.

Il matrimonio ed il ricevimento erano eventi formali. C’erano i militari di più alto rango accompagnati da mogli in abiti lunghi, tutte ingioiellate e con acconciature impeccabili, che consumavano abbondanti quantità di antipasti e champagne rosa.

Alla fine della giornata, tutti si radunarono attorno al televisore per guardare l’Ed Sullivan, che presentava esclusivamente spettacoli americani perbenisti. Non molto tempo prima, aveva presentato la famosissima “Suora Cantante” (The Singing Nun) ed il pezzo numero uno in classifica “Dominique”.

Ciò che seguì, fu una di quelle cose che lascia tutti a bocca aperta. Appena cominciò lo show, durante questa serata speciale, la faccia di pietra di Sullivan avanzò e fece la sua fiera presentazione: “Signore e Signori, posso presentarvi il meraviglioso Topo Gigio!”. Topo Gigio era

uno dei più famosi pupazzi della televisione italiana degli anni ́60 ed uno degli ospiti del programma più popolari.

Seguì un quartetto maschile esageratamente patriottico, poi degli acrobati e giocolieri, in definitiva, tutti i tipi di spettacolo per un pubblico molto tradizionale.

Lo spettacolo finiva con Kate Smith, per lo meno era quello che pensavamo. Una donna alta come una montagna, che cantava “God Bless America” con tale forza che muoveva i capelli del pubblico. Lei generalmente terminava con una specie di esplosione, ma ci fu un’esplosione ancor più grande, nascosta, caricata e pronta a scoppiare.

Qualcuno disse:- “Hey, questa è una replica.” Poco dopo, una combriccola di donne circondò Clara e la trascinò in cucina. L’Ammiraglio le seguì. Domandò: “Che diavolo sta succedendo qui?” La sorella di Clara stava zittendo tutti, mentre prestava attenzione agli ospiti più importanti del programma. Clara passò all’Ammiraglio il quotidiano e la sua bocca si chiuse come una tagliola.

Prima che qualcuno si rendesse conto, Ed Sullivan annunciò: “Ladies and gentlemen, from Los Angeles, California – THE DOORS !” Gli invitati rimasero ghiacciati come un film in pausa. I bicchieri fermi nell’aria, l’unica cosa che si muoveva era il fumo delle sigarette. Una donna svuotò una bottiglia di champagne nel suo bicchiere che si rovesciò sul bancone e giù sul pavimento. Restò li come una statua in una fontana straripante di bolle rosa.

Jim Morrison entrò in scena nel famosissimo teatro di Ed Sullivan vestito di pelle nera dalla testa ai piedi, con un pesante cinturone messicano con borchie d’argento. Portava lunghi capelli scuri da delinquente. Cominciò a cantare “Light My Fire”, il singolo numero uno delle classifiche nazionali.

Ed Sullivan aveva avvertito Jim che era proibito usare la parola “higher” dal vivo. Jim Morrison cantò il pezzo con estrema precisione. Quando arrivò alla parola proibita, la pronunciò normalmente.

Tutti gli invitati militari conoscevano Jim da quando era ragazzino. Quindi, vedendolo trasformato da ragazzo per bene, ben vestito, bravo a scuola, a capellone-comunista-socialistoide-traditore-imboscato, era per loro impossibile da accettare.

Zio Howard, il cognato di Clara, fu il primo a reagire. Pulì l’appannamento dei suoi occhiali con la montatura dorata e spiattellò: “Guardate quei polsini sudici della sua camicia!”

Morrison terminò il pezzo con:
“TRY TO SET THE NIGHT ON F-I-R-E”.

Tutti si guardarono di nuovo. Fu come se avessero appena visto un UFO e lo spaventoso alieno di pelle nera fosse scomparso.
Un vice ammiraglio, che rassomigliava moltissimo al grande attore Lee J. Cobb, che indossava tante medaglie ed encomi da riempire un negozio di trofei, lentamente chiuse gli occhi e cominciò una silenziosa risata di pancia. Aumentò sempre di più finché tutti si unirono alla risata. Risero tutti. Anche l’Ammiraglio rise. Gli invitati si domandarono il perché stessero ridendo. Fu come un sospiro di sollievo.

Il matrimonio e la festa quel giorno furono completamente usurpati da un’altra celebrazione. Per quel gruppo di persone fu il polo opposto, qualcosa che li disturbò. Per la storia fu “The Celebration of the Lizard King”.

 

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